Pericolo generico e specifiche
minacce nella corteccia prefrontale
ROBERTO
COLONNA
NOTE E NOTIZIE - Anno XX – 04 novembre
2023.
Testi
pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di
Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie
o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione
“note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati
fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui
argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione
Scientifica della Società.
[Tipologia del testo: RECENSIONE]
La funzione della corteccia prefrontale di
cui ci occupiamo costituisce uno degli argomenti emblematici del cambiamento
epocale nella concezione della neurofisiologia: superata la visione
localizzatrice ottocentesca, con i lunghi strascichi organologici e frenologici
del Novecento, la ripartizione schematica in elaborazione cognitivo-razionale
con sede nella corteccia e reazione emotiva con sede nel sistema limbico ha
resistito nelle trattazioni di neurofisiologia per decenni, fino a tempi
recenti, nonostante nella ricerca sulla neurofisiologia dei sistemi si ragioni
in termini di circuiti e reti neuroniche già dalla fine del secolo scorso. Così
come il complesso nucleare amigdaloideo, considerato in passato alla stregua di
un “centro della paura e di altre emozioni”, si è rivelato anche un’importante
stazione nell’attività di reti che intervengono nella classificazione
percettiva, la corteccia prefrontale, come altre regioni e aree corticali, partecipa
a risposte emozionali codificando le rappresentazioni di contenuti di esperienze
primariamente emotive.
L’adattamento psico-comportamentale a minacce potenziali
richiede sia una rappresentazione globale del pericolo nel
cervello, in grado di preparare l’organismo a reagire in maniera tempestiva ed
efficace, sia l’identificazione di situazioni di minaccia specifiche,
per selezionare le risposte comportamentali appropriate alla particolare
circostanza.
La corteccia prefrontale, secondo quanto
emerso da numerosi studi del passato, controlla i comportamenti collegati all’esposizione
a minacce, ma non si sa se codifica stati globali di difesa o l’identità
di specifici elementi minacciosi incontrati. Mario Martin-Fernandez e
colleghi coordinati da Cyril Herry hanno indagato il
comportamento dei circuiti della corteccia prefrontale ottenendo un risultato
interessante.
(Martin-Fernandez
M., et al., Prefrontal circuits encode both general danger and specific
threat representations. Nature Neuroscience – Epub ahead of print doi: 10.1038/s41593-023-01472-8, 2023).
La provenienza
degli autori è la seguente: University of Bordeaux, Neurocentre
Magendie, U1215, Bordeaux (Francia); INSERM, Neurocentre Magendie, U1215,
Bordeaux (Francia).
Mario Martin-Fernandez, Cyril Herry
e colleghi hanno adottato per questo studio un nuovo paradigma comportamentale
che espone i topi a differenti situazioni di minaccia, e si è rivelato efficace
nel fornire le condizioni di prova necessarie per cercare le risposte ai
quesiti sperimentali.
È risultato evidente che la corteccia prefrontale
dorso-mediale (dorso-medial prefrontal cortex, dmPFC) codifica una generale rappresentazione del pericolo
mentre simultaneamente codifica una rappresentazione neuronica specifica
per ogni tipo di minaccia rilevata dai roditori.
È particolarmente rilevante che la rappresentazione globale
del pericolo persisteva negli esperimenti consistenti in prove d’errore,
che mancavano di specifiche rappresentazioni dell’identità di fattori di
minaccia per l’integrità dell’organismo dei topi. Tale rilievo dimostra l’indipendenza
delle due differenti e contemporanee funzioni di codifica.
Martin-Fernandez e colleghi hanno proceduto all’esecuzione
di esperimenti con tecnica optogenetica: l’inibizione optogenetica prefrontale,
coerentemente con quanto rilevato nelle precedenti osservazioni sperimentali,
precludeva complessivamente tutta la prestazione comportamentale e la discriminazione
fra differenti situazioni minacciose, senza alcuna ipotizzabile bias
verso comportamenti attivi o passivi.
Nel complesso, tutti i risultati emersi in questo
studio indicano che la corteccia prefrontale codifica sia una generale e globale
rappresentazione del pericolo sia specifiche rappresentazioni dei
particolari tipi di manaccia al fine di consentire la selezione di
adeguati, appropriati ed efficaci comportamenti di protezione dell’integrità
fisica.
L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e
invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del
sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).
Roberto Colonna
BM&L-04 novembre 2023
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